MINI-BOND: STRUMENTO VIVACE, MERCATO IN CRESCITA

Puntuale, il gruppo di ricerca “Entrepreneurship & Finance” della School of Management del Politecnico di Milano ha presentato il 15 febbraio l’annuale “Report italiano sui Mini-Bond”, giunto alla sua quarta edizione.

L’Osservatorio Mini-Bond è nato, infatti, nel 2014 con l’obiettivo di studiare il mercato che si stava costituendo, con riferimento alle caratteristiche di emissione, alle potenzialità, agli attori, al quadro normativo, all’impatto sul sistema delle PMI e alle scelte d’investimento e finanziamento.

A distanza di quattro anni, le PMI emittenti hanno raccolto 2,9 miliardi di Euro, Nel solo 2017 le emissioni sono state 170, con un 86% abbondante di operazioni sotto i 50 milioni e un incremento di 60 emissioni rispetto al precedente 2016.

I principali investitori sono istituzionali: primi i Fondi esteri che hanno in portafoglio il 25% dei titoli del mercato ExtraMOT PRO, più o meno allo stesso livello i Fondi italiani di private debt con il 24%, seguono le Banche italiane con il 17%.

Considerando che una delle criticità per l’approccio allo strumento è ancora riferita all’alto costo della remunerazione della cedola, rispetto al livello dei tassi ottenibili sul canale bancario ordinario, l’onere medio è rilevato in discesa dal 4,94% del 2016 al 4,74%.

Per gli emittenti, l’opportunità viene dalla possibilità di diversificare le fonti di finanziamento, di beneficiare di termini di rimborso più favorevoli e di poter praticare un sistema evoluto, una «palestra» dove far nascere e sviluppare le necessarie competenze per tessere rapporti con gli investitori istituzionali.

Un sistema tutto sommato vitale e in crescita, malgrado le malcelate aspettative di «rapido declino» di un passato, anche recente.


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