Per varie ragioni, il settore immobiliare sta continuando a vivere una stagione indubbiamente difficile. Tuttavia, negli ultimi mesi si sono raccolti segnali di rinnovata attenzione.
Il più evidente è rappresentato dall’art. 11 della legge di Bilancio 2018, che ha modificato la disciplina dei PIR ammettendo tra le imprese nelle quali deve essere investito almeno il 70% della dotazione, anche quelle che svolgono attività immobiliare.
Nella logica di area, degno di attenzione è il caso del Veneto, dove la crisi e quanto ne è conseguito, ha determinato una diffusa situazione di stallo con un numero importante di immobili industriali non utilizzati o dismessi. Confartigianato Veneto ha valutato in circa 11 mila i “capannoni” in disuso, più della metà dei quali in condizioni tali da poter essere riutilizzati.
Parlando di cifre: circa 4 miliardi è il valore degli immobili industriali dismessi, circa 4 miliardi è la cifra dell’eventuale indotto derivante dall’attività di riqualificazione delle strutture. Per una singola Regione è un patrimonio d’indubbia consistenza.
Dove e come si stanno orientando le attività di riqualificazione?
Per la richiesta ordinaria, le riconversioni sono trainate dalla richiesta di strutture logistiche, principalmente per lo stoccaggio dell’output delle attività produttive, che manifestano una crescente necessità di immagazzinare, in condizioni adeguate, manufatti di dimensioni importanti. Un fabbisogno che sta diventando preponderante anche sul normale sviluppo commerciale, che comunque continua ad occupare superfici.
L’intervento del legislatore regionale ha, poi, reso possibile l’utilizzo temporaneo dell’immobile d’impresa per un uso diverso dalla sua destinazione originaria, senza ricorrere a varianti urbanistiche. L’utilizzo, a scadenza, è previsto per un periodo da 3 a 5 anni, con il Comune chiamato a controllare che non vengano posti in essere violazioni ed abusi. Diversi gli utilizzi: dal più ortodosso spazio di “co-working” al centro ricreativo.
Infine, va anche oggettivamente considerata la demolizione, valutando lucidamente gli oneri sostenuti in continuità per i costi d’esercizio, le tasse e le manutenzioni. Nel caso trattato, il Veneto mette a disposizione un fondo di co-finanziamento per l’abbattimento. Va poi verificata la possibilità di accedere ai crediti edilizi, che all’interno di uno stesso comune permettono la mobilità orizzontale della volumetria, lo spostamento della cubatura demolita verso situazioni remunerative.
A livello nazionale, a ottobre dello scorso anno l’Agenzia delle entrate certificava che gli acquisti di edifici destinati all’uso commerciale o produttivo erano cresciuti nell’ultimo semestre del 6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.